Dicembre 7, 2023
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Inter, Spalletti: ‘L’Inter aveva un nemico su tutti’

Uno dei tormentoni di mercato della scorsa estate è stato quello relativo al possibile trasferimento di Luka Modric all’Inter. Il centrocampista croato voleva lasciare il Real Madrid e aveva una bozza di accordo con la squadra nerazzurra. Perfino il tecnico Luciano Spalletti si sbilanciò dopo l’amichevole contro il Lione, affermando che lui, come tutti i tifosi, sognava l’approdo del miglior giocatore del Mondiale in Russia. A bloccare, tutto, però, è stato il patron del club spagnolo, Florentino Perez, che, dopo aver perso Cristiano Ronaldo, non ha voluto saperne di privarsi di un altro big della propria rosa.

Ultime Inter, parla Spalletti

Il tecnico dell’Inter, Luciano Spalletti, ha parlato ai microfoni de Il Corriere della Sera, soffermandosi sulla rinascita dei nerazzurri, tornati in Champions League dopo quasi sette anni di assenza, parlando anche dei possibili rinforzi. Queste le sue parole:

Il nemico principale dell’Inter lo scorso anno: “Il nemico maggiore era la mancanza di fiducia. Ho cercato di far capire ai calciatori che tutti eravamo di fronte allo stesso ostacolo e lo avremmo potuto superare solo come Inter e non come Perisic, Icardi o Miranda. Aver raggiunto la Champions ha convertito la rassegnazione in entusiasmo. La squadra è in evoluzione, ma so già che non arriverà mai a essere come quella che è nella mia testa: quando ci si avvicina, mi viene naturale alzare l’asticella e pensarla ancora più forte”.

Modric accostato all’Inter: “Parliamo di un livello di calciatori fatti e capaci di insegnare agli altri come si fa. L’inserimento di top player è la scorciatoia per diventare fortissimi”.

La sconfitta contro l’Atalanta: “Lazio-Inter dello scorso campionato, per come si era messa, aveva i connotati per far pensare a un nostro tipico blackout. Abbiamo trasformato un eventuale buio nel più luminoso fascio di luce verso la Champions. I vantaggi degli avversari scaturiscono dalle nostre rinunce, in quel caso non li abbiamo alimentati. Capita di non farsi trovare pronti dopo un filotto, significa che ho sbagliato le scelte”.

Traguardo all’Inter: “C’è un progetto ambizioso per un castello che non sia di carte, ma di mura solide. Il traguardo? All’Inter è concesso stabilire le tappe, ma è vietato porre limiti alla posizione del traguardo finale: si vuole andare più in là”.

Su Marotta, con il quale ha lavorato anche a Venezia nel 2000, quando fu esonerato due volte: “Era ed è mio amico, uno che fa gruppo, squadra: un trequartista. Stava con me. Per quel che riguarda gli esoneri c’è poi il professionista… Zamparini”.

La differenza di atteggiamento tra Roma e Milano: “Quell’atteggiamento non lo ritengo necessario all’Inter. Io prendo la forma del contesto. Avevo detto alla Roma che non avrei rifirmato il contratto a inizio stagione, mi attaccavano e rispondevo. Mi fa sorridere quando dicono che sono stato io a far smettere Totti. Io non ho firmato, lui poteva farlo”.

Sulla Nazionale: “Il c.t. Roberto Mancini ha scelto la via di un calcio propositivo di qualità e tecnica, anche perché nel confronto fisico con altre Nazionali siamo perdenti. La strada è giusta: tenere qualche giocatore esperto e inserire i giovani. In Italia non dobbiamo vedere i giovani come promesse, perché nel momento in cui sono stati scelti rappresentano il meglio del Paese”.

Dopo l’Inter dove si immagina: “Ovunque ma non in esilio, magari in una situazione già risanata, restaurata. Solo nel dizionario il termine successo viene prima di sudore. Il successo è ciò che ispiri negli altri, quindi dico: dopo essere riuscito ad allenare l’Inter vorrei diventare l’allenatore di una delle più grandi… Inter della storia”.

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